“Bandite la parola lotta dal vostro atteggiamento
e dal vostro vocabolario.
Tutto ciò che fate, ora,
deve essere fatto nella serenità
e nella celebrazione.
Voi siete quelli che stavamo aspettando.”
Indiani Hopi

 

Che bella sensazione vero?
Uscire dalla guerra, dalla lotta ed entrare nella nella tranquillità, nella gioia, nella celebrazione.

“Vedi, Kamala, se tu getti una pietra nell’acqua,essa si affretta per la via più breve fino al fondo.

E così è di Siddharta, quando ha una meta, un proposito.

Siddharta non fa nulla.

Siddharta pensa, aspetta, digiuna, ma passa attraverso le cose del mondo come la pietra attraverso l’acqua, senza far nulla, senza agitarsi: viene scagliato, ed egli si lascia cadere.

La sua meta lo tira a sé, poiché egli non conserva nulla nell’anima propria, che potrebbe contrastare questa meta.”

Così scriveva Herman Hesse nella sua opera più rappresentativa, Siddharta, a proposito della capacità di lasciarsi trasportare senza opporre resistenza, sostenuti dal flusso dell’esistenza stessa.

Ad ognuno di noi è capitato di essere un pò come Siddharta, di vivere momenti in ci si sente sostenuti dalla vita, momenti in cui sembra che sia la vita stessa a venirci incontro piuttosto che noi a correrle dietro. Momenti in cui sembra che le porte si aprano da sole piuttosto che essere noi a buttarle giù a spallate.

Comprendo che di questi tempi non sia sempre semplice vivere costantemente in uno spazio di connessione con il flusso. Eppure quella straordinaria sensazione che ognuno di noi almenno una volta nella vita ha percepito, e che ha dato vita ad eventi inaspettati e meravigliose coincidenze sincroniche, è uno stato raggiungibile e può essere addirittura mantenuto piuttosto costante nel tempo.

E’ quello stato che spesso si definisce lo stato di flusso.

Se ognuno di noi, in modo più o meno evidente, è entrato almeno una volta nello stato di flusso (e sarà capitato anche a te che stai leggendo vero?), la domanda è: perché quello stato viene perso? E come si può vivere nel flusso?

Tutto, come al solito, dipende dalla nostra programmazione, su più livelli.
Voglio quindi parlarti della mente di superficie e della mente profonda.

A quale mente sei connesso?

Una delle classificazioni che riguarda la nostra mente La suddivide in due parti distinte: la mente di superficie e la mente profonda.

La mente di superficie ha la caratteristica di essere  programmata: ragiona in base a schemi pregressi e, in base a quegli schemi, fa proiezioni sul futuro. E’ la mente che potremmo identificare con il cervello.

La mente profonda, al contrario di quella di superficie, è una mente che non ha tempo, non ragiona sul prima e dopo, ragiona sul qui ed ora. Usa l’intuito. Non prende decisioni in base al passato ma è connessa ad un livello più ampio dell’esistenza.

Visto il parlottìo continuo cui siamo sottoposti dalla mente di superficie, difficilmente però riusciamo ad ascoltare la mente profonda, a meno di non ricercare questo ascolto in modo consapevole, ad esempio attraverso gli strumenti del Cervello Quantico.

Se ora ti chiedessi ad esempio dove passi più tempo, nella mente di superficie o nella mente profonda, sono sicuro che la risposta non potrebbe che essere nella mente di superficie. Non è forse vero?

E la mente parla… così tanto…
Stando per la maggior parte del tempo connesso alla mente di superficie, prendi decisioni in base a schemi pregressi e, quegli stessi schemi, costituiscono la radice dei tuoi pensieri, in un circolo vizioso senza fine. Per creare il futuro usi, al massimo, l’immaginazione.

Ma se usi solo l’immaginazione per creare il futuro
Non potrai che creare qualcosa che già conosci,
E non lascerai all’intero campo delle infinite possibilità
La possibilità di manifestarsi in tutta la sua meraviglia.

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Per entrare nel flusso bisogna connettersi ad un livello più profondo

Tutte quelle occasioni in cui ci sentiamo sospinti, accompagnati, ispirati dalla vita stessa, hanno in comune questo punto: sono momenti in cui, per varie ragioni, siamo connessi ad un livello più profondo della mente, ad un livello più profondo dell’esistenza.

Piuttosto che pensare siamo sintonizzati su un concetto diverso, quello del sentire.

Al contrario, quando usciamo dal flusso, ci ritroviamo sintonizzati con la mente di superficie, quella programmata.

Quando mi si chiede come mai si esce dal flusso, la risposta che do è proprio questa: “Perché si è nella mente di superficie”.

Andiamo nella mente perché vogliamo controllare tutto, perché abbiamo l’illusione di potere avere tutto sotto controllo. Eppure, se proviamo a lasciarci andare, capiamo ben presto che la vita guida da sola meglio di noi.

Connettersi invece ad un livello più profondo permette di vivere il più possibile in quel meraviglioso stato di consapevolezza in cui, piuttosto che spingere, ci ritroviamo ad accogliere e, perché no, a meravigliarci di quanto la vita sappia fare meglio di noi se solo impariamo a mollare un pochino la presa…

Come entrare (o recuperare) lo stato di flusso

Per spiegarti come fare ad entrare nel flusso voglio utilizzare un piccolo aneddoto che mi riguarda personalmente.

Non sono mai andato particolarmente d’accordo con l’acqua: non che non mi piaccia ma, diciamo così, nuotare e restare a galla non sono cose che mi sono venute in modo spontaneo, ci ho dovuto lavorare (un bel po’ a dire il vero!).

Ricordo che quando ero più giovane e andavo al mare, durante il bagno al largo stavo sempre vicino al gommone in modo da potermi tenere. Ogni tanto staccavo la mano e iniziavo a muovere piedi e mani per provare a galleggiare. Ovviamente mi stancavo molto velocemente e non riuscivo a capire come facessero gli altri a stare a galla dove non si toccava e ad essere così sereni, a ridere e scherzare.

Già, in quei momenti, io sembravo essere nella lotta, loro nel flusso.

Per qualche motivo però, un giorno, smisi di dibattermi e…miracolo, rimasi a galla.
Fu così che capii che più mi dibattevo più tendevo ad andare giù, più stavo tranquillo e fermo e più, in modo naturale, restavo a galla.

Ricordo che all’epoca fu uno di quei momenti…wow…e, se dovessi cercare di spiegarti come entrare nel flusso userei proprio questa metafora: smetti di dibatterti, di volere tenere tutto sotto controllo e assumi la posizione di osservatore.

Proprio come se tu osservassi dall’esterno quello che ti sta accadendo. Assumendo questa posizione, vedrai, la vita inizierà a prendere una velocità diversa e, a volte, inaspettata.

Se smetterai di pensare troppo e ti fermerai ad osservare, allora potrai sentire una specie di energia che inizierà a spingerti, e vedrai la vita venirti incontro.

Vedrai schiudersi numerose nuove possibilità,  che non saresti stato in grado nemmeno di immaginare e alle quali, con l’utilizzo della mente superficiale, avresti impedito di manifestarsi.

L’uso consapevole degli strumenti del Cervello Quantico ti aiuta ad essere altrettanto consapevole di quale mente stai usando.

Quando esci dal flusso quindi è per questo: hai lasciato il comando della tua vita alla mente di superficie.

Se non sei impegnato in attività che richiedano il tuo controllo vigile prova a farlo ora: silenzia la mente, osserva ciò che sta accadendo, qualsiasi cosa stia accadendo, da una posizione esterna, dalla posizione di osservatore.

Se resterai in questa posizione anche solo per un tempo molto breve, inizierai a percepire una nuova sensazione, come se tutto intorno a te iniziasse improvvisamente a rallentare e, nello stesso tempo, sentissi una specie di energia che inizia a spingerti: quello è il campo della possibilità che inizia ad aprirsi di fronte a te.

Entri nel flusso quando smetti di giudicare
e inizi a vedere tutto ciò che è
Semplicemente per ciò che è.

C’è un modo diverso di vedere le cose
Più che puoi, sempre.

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